Il Servo di Dio P. Sebastiano
Siracusa fu il primo priore del convento di Sant’Angelo,
vissuto in odore di santità per la sua vita, la sua
semplicità e le sue opere miracolose. Nacque a Caltabellotta,
un paese della provincia di Agrigento, nell’ottobre 1554 da
Francesco e Maria Agostina. Non si sa il giorno preciso
della nascita, ma si conosce il giorno di battesimo avvenuto
il 20 ottobre 1554. All’età di 25 anni entrò nel convento
dei carmelitani di Caltabellotta, dove nel 1592 venne
nominato Priore, in seguito ebbe affidato diversi incarichi
in altri centri carmelitani della Sicilia, a Mazara del
Vallo e a Trapani come Maestro dei Novizi e Vicario Priore
ed anche incarichi a livello diocesano. Nel febbraio 1606 P.
Sebastiano venne nominato primo priore del convento di
Sant’Angelo di Licata, costruito anni prima. A Licata restò
per pochi mesi, perché la morte lo colse il 18 novembre
1606.
P. Sebastiano visse una vita
austera e semplice, vestiva con abiti poveri, dormiva su
tavole di legno e come cuscino usava una tegola, era dedito
ai lavori più umili. A questo genere di vita, egli però era
infervorato da una profonda vita spirituale densa di
preghiera e di meditazione, che gli permetteva di fare delle
prediche che attiravano gli animi dei fedeli che in gran
numero accorrevano a lui. Era devoto della Passione del
Signore, tanto che teneva al collo un Crocefisso di rame e
nel quadro che lo raffigura ha il crocefisso stretto tra le
mani e con lo sguardo a meditare le sofferenze di Cristo. In
vita dal Signore ebbe ricevuto il dono della profezia, delle
guarigioni fisiche e spirituali e tante persone afflitte da
diversi mali si rivolgevano con fiducia a lui.
A Licata, P. Sebastiano fu
accolto con grande gioia, egli stesso fu felice di venire
nella città del mare, perché in tal modo poteva servire quel
luogo religioso dove predicò e fu martirizzato Sant’Angelo,
a cui egli era molto devoto e che affettuosamente lo
chiamava suo fratuzzo. Purtroppo la sua vita a Licata fu
breve, perché, assalito da forte febbre, morì il 18 novembre
1606, mentre prima di morire, tenendo sempre stretto il
Crocefisso tra le sue mani, raccomandò l’anima sua alla
Madonna e a Sant’Angelo.
Alle sue esequie, celebrate
nella Chiesa di Sant’Angelo, accorsero numerosi fedeli ed
egli stesso prima di morire desiderò essere sepolto presso
il pozzo di Sant’Angelo, nel luogo ove fu rinvenuto il corpo
del glorioso santo martire. Nel 1682 il P. Generale
dell’Ordine dei PP. Carmelitani Ferdinando Tartaglia, in
corso di Sacra Visita nei due conventi carmelitani di
Licata, volle che si facesse una ricognizione delle reliquie
di P. Sebastiano, che comunque erano già state fatte in
altri anni. Al termine della canonica ricognizione, lo
stesso P. Generale ripose le ossa di P. Sebastiano dentro
una cassetta che sigillò, vietando a chiunque di aprirla,
senza il permesso generalizio dell’Ordine. La cassetta venne
trasferita nella Chiesa del Carmine e collocata in una
nicchia, all’interno di quella che era detta la cappella di
Sant’Elia.
Verso gli anni Sessanta del XX
sec., le reliquie furono trasferite nuovamente nella Chiesa
di Sant’Angelo, grazie all’intercessione del Vescovo di
Agrigento, mons. Peruzzo, che tanto si adoperò per il
ritorno dei Carmelitani a Licata, dopo la soppressione degli
ordini religiosi del 1866.
Le sue reliquie adesso sono
conservate nel primo altare della navata destra della chiesa
patronale di Licata, dove si nota un tempietto in marmo in
cui sono riportati i dati salienti della vita del Servo di
Dio P. Sebastiano, e sopra vi è un quadro che lo raffigura,
realizzato dal pittore licatese Angelo Sorce nel 1986.
Anche dopo la sua morte, P.
Sebastiano continuò a compiere miracoli e a far sentire la
sua vicinanza ai tanti fedeli che in pellegrinaggio si
recavano a Licata per pregare davanti ai suoi resti mortali,
chiedendo grazie particolari e confidando affinché si
accresca il suo processo di canonizzazione e venga
riconosciuta la santità.
* Testo di Pierangelo Timoneri
tratto da: “Il fiore che sbocciò sulle balze di Caltabellotta” - P.
Gabriele Monaco - 1967 e “Sant’Angelo Martire Carmelitano” - P.
Gabriele Monaco - 1967
** Per la parte relativa a
Caltabellotta si ringraziano per la loro disponibilità i Sigg.
Giuseppe Rizzuti, Accursio Castrogiovanni, Antonino Mulè e l'Arciprete P. Giuseppe Costanza
L'arte a
Sant'Angelo
Il convento
di Sant'Angelo
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