La
processione dell'arca argentea di Sant'Angelo
, che si svolge
ogni anno dalle ore 20 alle ore 24 del 5 maggio e della
domenica successiva al ferragosto, segna il momento
culminante della festa in Suo onore. L'urna viene posta su
un fercolo sorretto da sei strani felini alati patinati
d'oro con funzione di cariatidi e tra questi gruppi di tre
putti argentati per ogni lato. Molto bello è il baldacchino
damascato con lo stemma cittadino, ornato di frange
triangolari che lasciano pendere delle campanelline
d'argento. Le
reliquie del Santo Martire, vengono portate a spalla dai
marinai, a piedi nudi, che sostituiscono i
contadini che ne avevano il privilegio fino ad alcuni anni
addietro.
I portatori del fercolo
indossano la candida divisa estiva della Marina
Militare.
La bara segue un
percorso ben studiato.
Dal nuovo
cassaro, passa al vecchio cassaro che attraversa l'antico
quartiere della Marina, da qui giunge al mare.
Durante questo
percorso il reliquiario di Sant'Angelo sosta in via Sant'Andrea,
nel luogo in cui nel 1220 il Santo carmelitano sarebbe stato
ospitato nella casa dell'arcivescovo Goffredo. Un tempo,
quando la processione giungeva in piazza della Vittoria, dove una volta si
apriva la porta della Marina, i contadini consegnavano l'urna
ai marinai. Qui la bara faceva una lunga sosta, necessaria anche
per la cerimonia della benedizione del mare e per le
preghiere propiziatorie rivolte a Sant'Angelo perché
rendesse la pesca sempre più abbondante: Santangilu è lu nostru
protitturi, carma lu ventu e abbunazza lu mari.
Oggi questa tradizione si rinnova solamente ad agosto quando
il fercolo viene portato presso la spiaggia della
Giummarella e condotto in acqua. Da
piazza della Vittoria ha
inizio la prima
spettacolare e travolgente corsa dell'urna
, portata a spalla
da più file di giovani marinai in divisa bianca e a piedi
scalzi che, avvinghiati l'un con l'altro senza guardare il
percorso, corrono velocemente per alcune centinaia di metri
guidati solo dai timonieri, preceduti da centinaia di
ragazzini scalzi festanti ed in bianca divisa che si fanno
spazio tra la folla assiepata sui marciapiedi con torce
accese, mentre la banda intona marce fastose. E' un momento
davvero spettacolare e colmo di tensione. Fa rabbrividire il
vedere questo fercolo correre e quasi traballare fino al suo
ingresso in Chiesa Madre.
Dopo la benedizione
dell'arciprete, la processione prosegue, al ritmo del
tamburo e all'urlo di E cchi semmu surdi e muti, viva Sant'Angilu
scandito continuamente dai portatori del santo fercolo,
verso piazza Progresso. Da
qui Sant'Angelo procede in mezzo ai quattro ceri che fanno
quadrato, formando simbolicamente, come scrive Giuseppe
Pitrè, il cincu d'aremi, cioè il cinque di danari, da cui
prende il nome anche la festa. E' questo, oltre alla prima
corsa, uno dei momenti più attesi e più suggestivi della
festa, dopo l'episodio della "ncruciata" che ha luogo in
piazza Elena tra i quattro ceri e l'artistica cassa
d'argento. La processione procede così, come dicono i
Licatesi, con Santangilu 'nmenzu intorci per il corso
Umberto 1°, già corso Imera, all'estremità del quale viene
effettuata una seconda corsa. Il fercolo, dopo una visita al
rione di Oltreponte, procede lungo
il corso Serrovira, e attraversando la zona di
Settespade, raggiunge il corso Roma, precisamente nel punto detto
u cianu a funtana. Anche qui i
marinai, assumendo lo schieramento delle altre corse,
portano velocemente il Santo Patrono sin dentro la secolare
chiesa del Carmine. Questa corsa, l'unica che in origine
veniva fatta, sta a ricordare l'antico rifugio delle
reliquie di Sant'Angelo a Vallone Secco, presso la casa di
campagna dei PP. Francescani, nella località detta poi anche
Porto Salvo, quando i Turchi scorazzavano lungo il litorale
della costa centro-meridionale della Sicilia. Ripresa la processione,
il fercolo percorre il corso Roma e sosta in Piazza
Progresso. L'urna di Sant'Angelo
viene riportata nella sua dimora, all'urlo di Viva Sant'Angelo,
percorrendo di corsa sino all'altare maggiore, unitamente ai
quattro ceri, il tratto di strada compreso tra via San
Francesco e piazza Sant'Angelo.
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Calogero Carità: "La Vedetta" ed. maggio 2006
Le foto e
i video della festa di Sant'Angelo
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