Nel braccio sinistro del
transetto del santuario vi sta l'antica cappella di Sant'Angelo, che
ospita le reliquie del Santo Patrono contenute nell'urna
d'argento. All'interno, un altare marmoreo di nessun pregio
artistico, realizzato intorno agli anni sessanta con il contributo
di una famiglia benestante licatese, veniva usato per ospitare la
sacra arca.
Allo stesso
periodo risale la decorazione delle pareti e della cupola, eseguita
dal licatese Emanuele De Caro su incarico del priore P. Gabriele
Marullo. Il pavimento, dopo un primo intervento nel 1933 promosso
dall'allora rettore, canonico Di Palma, fu
completamente rifatto nel 1951.
Ai lati della cappella
stavano due grandi dipinti su tela raffiguranti i "SS. Filippo e
Giacomo" e la "Pietà".
La cappella, una
volta piena di ex voto, per maggiore sicurezza venne chiusa da una
grande e massiccia grata di ferro battuto (alta m. 8 e larga m. 4),
adorna di arabeschi e di motivi floreali, fatti costruire, forse
contestualmente alla nuova urna reliquaria, a spese del nobile
cavaliere di Malta don Giovanni Bosio. Questa grata, nel 1680 venne
chiusa da tre chiavi, di cui una era tenuta dai Giurati, un'altra
dal Priore del convento ed una terza dall'arciprete della Chiesa
Madre. Una chiave chiese di avere anche il Vescovo di Agrigento. Nelle tre ricorrenze di Sant'Angelo di gennaio, maggio e agosto, i
tre lucchetti della cappella vengono ufficialmente aperti e chiusi
da un rappresentate del clero cittadino, dall'Arcivescovo di Agrigento e
dal Sindaco di Licata.
Sulla grata oltre
ai simboli del martirio di Sant'Angelo, stava un'aquila sveva di
legno policromo del XVII secolo recante nel petto lo stemma della
città di Licata e su un nastro retto dagli artigli il titolo che i
sovrani svevi le avevano concesso in quanto città demaniale. Quest'aquila
che rappresentava lo jus patronati della municipalità anche sulla
cappella del Santo Patrono venne rimossa dai PP. Carmelitani in
seguito ai vari e continui contrasti avuti con la confraternita e
con varie amministrazioni comunali. Fortunatamente è stata
recuperata, seppur priva del nastro con il titolo, e trasferita al
museo civico dove campeggia in tutto il suo splendore dopo gli
opportuni interventi di restauro.
Nel complesso le
attuali condizioni della cappella sono precarie. In attesa del
restauro, per dare maggiore visibilità al reliquario di Sant'Angelo
e decoro al sacro luogo, si è scelto di sistemare l'urna al centro
della cappella, sull'artistico fercolo processionale, inoltre, viste
le condizioni dell'ambiente, i due dipinti
sono stati trasferiti all'interno della chiesa
patronale.
* C. Carità: La chiesa di Sant'Angelo e la
festa di maggio a Licata
L'arte a
Sant'Angelo
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